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venerdì 9 novembre 2012

Un sogno di Ferragosto

Stasera volevo solo raccontarvi una storia che ho scritto. è per un concorso letterario intitolato a Libero Bigiaretti, mio illustre concittadino ( se vi interessa : http://it.wikipedia.org/wiki/Libero_Bigiaretti ) ecco il mio racconto :D Mirta osservava quella vecchia sedia di legno scuro che dondolava con un ritmo talmente preciso da far pensare che fosse meccanizzata. Sua nonna, seduta su di essa, stava osservando l’orizzonte da dietro quei suoi occhialetti pizzicati sul naso con un una tazza di caffè in mano. Caffè nero come la pece e dolce come il riso di un bambino. Mirta non riusciva a spiegarsi come facesse a bere una bevanda così calda in una sera d’agosto. Lei, seduta a terra vicino al tavolinetto, si godeva la poca aria fresca che riusciva a trapassare la veranda, facendo muovere leggermente lo scacciapensieri che ella aveva costruito un anno prima, sempre in estate, con le piume che aveva trovato davanti alla scuola. Ma torniamo a Mirta; lei era una ragazzina di 14 anni coi capelli biondo miele, delle labbra rosa e una faccia ovale e molto graziosa. Nessuno in paese si meravigliava che persino i muri si voltassero per osservare quella figura che volteggiava elegante tra le bancarelle di vestiti e nastri, con un sorriso appena accennato. Quella sera, mentre Mirta si dirigeva verso la sua camera, notò un filo che pendeva dal soffitto; così, incuriosita, decise di tirarlo. Lo stupore fece contrarre la faccia della ragazza in un’ espressione davvero insolita: infatti una scala di ciliegio era appena comparsa e pareva che la stesse invitando a salire. Come se si fosse accorta dell’invito, Mirta appoggiò prima un piede e poi l’altro e senza nemmeno accorgersene era stata catapultata in una stanza che sembrava molto antica. Una mansarda tutta tappezzata di carta da parati rosa con tanti fiorellini, e un pavimento ricoperto da molti strati di polvere, che si erano pazientemente accumulati dall’ultima rassettata. Un letto di legno scuro sostava immobile al di sotto di una finestra piuttosto piccola, ma dalla quale l’esile e minuta figura di Mirta sarebbe passata senza troppi intoppi. Infine una cassapanca rivestita da una stoffa strappata e marcia era posizionata in un angolo come se fosse in punizione. Alla vista di quella, la ragazza non potè esimersi dall’ emettere un risolino aggraziato, pensando a Giulio, il suo compagno che a scuola veniva sempre messo in castigo dalla professoressa, Mentre osservava quella stanza a lei sconosciuta sentì che la nonna stava chiudendo la scala: Mirta non fece in tempo ad avvertire l’anziana donna che ella si trovava nella mansarda e così vi rimase chiusa dentro. Essendo una persona molto composta, lei non venne colta dal panico, ma aprì prudentemente la finestra per evitare di essere soffocata da tutta quella polvere, che, con lo spostamento d’aria dovuto al richiudimento della scala, aveva preso a danzare nell’aria solleticando il nasino di porcellana di Mirta. Al tatto quelle ante erano umide e odoravano leggermente di muffa. D’un tratto, tutta la polvere si posò a terra come se qualcuno avesse legato, ad ogni singolo granello, un macigno. Tutti i mobili sparirono, lasciando spazio al cielo. Tutto il paesaggio che si poteva osservare dalla finestra era magicamente entrato nella stanza riempiendola. Mirta si comportava come se tutto fosse normale, come se fosse una cosa di tutti i giorni. Con molta naturalezza si appoggiò al davanzale; in lontananza vide delle luci colorate accendersi ad intermittenza e sentì della musica che si intrecciava con i soffì del vento, creando un’unica melodia, dolce e morbida che si insinuava sotto la pelle di Mirta e le procurava un brivido, che le percorreva tutta la schiena. La curiosità era ormai tale da far fare un passo di troppo alla ragazza, che cadde, ma stranamente non si ritrovò al suolo, bensì tra le braccia di qualcosa di luminoso e soffice. Era la Luna che, con una prontezza di riflessi degna di un atleta, era riuscita a coglierla, come una piuma che cade e viene acchiappata da un bambino. La grande massa aveva poi delicatamente posato la ragazza nel mezzo di un tripudio di luci, colori e suoni. Era la festa che ella aveva precedentemente visto dalla finestra. Spaesata sentì di nuovo qualcuno afferrarla. Stavolta però era un ragazzo che la fece girare e ballare. Purtroppo egli non aveva volto, ma solo una folta chioma ramata e scompigliata che faceva ballonzolare alcuni ciuffi. Mirta avvertiva una sensazione di vuoto e poco dopo si ritrovò nella sua stanza, comodamente adagiata sul letto dipinto di bianco. Era stato solo un sogno di ferragosto, anche se, affacciandosi alla finestra, rivide di nuovo quel ragazzo senza volto salutarla e poi scappare.

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